Lo stress e il fenomeno dei suicidi nelle FF.AA. e FF.OO. La funzione infermieristica: competenze psicosociali dell’infermiere militare nella relazione di aiuto e il suo ruolo nel setting di cura”.
Si è tenuto a Roma venerdì 29 aprile il Secondo Seminario Scientifico dal titolo “Lo stress e il fenomeno dei suicidi nelle FF.AA. e FF.OO. La funzione infermieristica: competenze psicosociali dell’infermiere militare nella relazione di aiuto e il suo ruolo nel setting di cura” presso il Consiglio Regionale del Lazio, Ente patrocinante dell’iniziativa.-Dopo i saluti Istituzionali della Presidente Accademia Italiana delle Scienze di Polizia Investigative e scientifica (AISPIS)Dott.ssa Antonella Cortese, lo studio ha preso avvio dalla accorata testimonianza del Dott. Tarquinio Fornari Presidente dell’Associazione Scienze infermieristiche Militari Italia (ASIMI). Una testimonianza di vita privata e professionale, raccontante con dolore coinvolgente. Attenta la sala, composta da rappresentanze civili e militari come quella nutrita del Comitato 9 della Croce Rossa Roma. La giornata coordinata e moderata dalla Dott.ssa Francesca Beneduce Presidente dell’Osservatorio Nazionale per i diritti e la salute dei militari e delle Forze dell’ordine è proseguita con gli interventi dei professionisti coinvolti: Dott. Matteo Aloisio – Psicoterapeuta AISPIS, del Prof. Nico Bartoletto docente di Sociologia presso l’Università degli Studi di Teramo; Prof. Dott. Corrado Picone- Osservatorio Grandi rischi; Dott. Giulio Ianzano – Società Italiana Scienze infermieristiche Salute Mentale (S.I.S.I.S.M); Dott. Davide Pizzolante – Associazione Scienze infermieristiche Militari Italia.
Un clima coinvolgete ed attivo che ha reso dinamica la trattazione tematica, che ha visto anche la presentazione del saggio della Dott.ssa Francesca Beneduce dal titolo “Scacco Matto- Zugzwang – Performance, Pari Opportunità e Criminologia” filo conduttore di codifica e decodifica delle principali tematiche trattate durante il seminario di studio quali lo stress, stress da lavoro correlato, modelli organizzativi, performance, burnout, suicidi anche in ambito militare.
Sono seguiti gli interventi conclusivi del Dott. Pierpaolo Pateri in rappresentanza della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) che si è molto complimentato per la qualità degli interventi e l’organizzazione; del Questore in quescenza Giuseppe Piervirgili, in rappresentanza dell’Associazione Nazionale Radioamatori finanzieri ARFI che ha aggiunto ulteriori contributi di riflessioni, frutto di un’ultra trentennale esperienza in campo militare e civile.
Presente in rappresentanza del Capo di Stato Maggiore Esercito, il Maggiore Dott.ssa Giovanna Mangia Psicologa e Psicoterapeuta. Le conclusioni sono state affidate al Gen. B. Dott. Marco Santarelli in rappresentanza del Direttore Policlinico Militare Celio di Roma; Ammiraglio Ispettore Dr. Riccardo Guarducci, Capo Ispettorato Sanità della Marina Militare in nome e per conto del Capo di Stato Maggiore della Marina, Ammiraglio di Squadra Enrico Credentino; tutti unanimi nel complimentarsi per l’ottima riuscita della giornata seminariale.
Consenso ed affermazione per un team di professionisti che è riuscito nel corso degli anni attraverso un lavoro silenzioso e spesso osteggiato che prosegue con maggiore determinazione.
Il Dott Ianzano Giulio (S.I.S.I.S.M.) ha messo in evidenza la figura infermieristica come “pilastro centrale ” e importante per la prevenzione del suicidio su tutti i livelli , in particolare , negli ospedali, nelle FF.AA. e FF.OO..
Infatti ha trattato un tema molto importante come quello indicato della Raccomandazione ministeriale n°4 “procedura della prevenzione del suicidio in ospedale” ; ha sottolineato che il suicidio in ospedale rappresenta un evento sentinella di particolare gravità, per la cui prevenzione appare opportuno che vengano favorite tutte le iniziative atte a focalizzare l’attenzione sul paziente come persona e non come corpo malato, al fine di mantenere quella vigile attenzione che consenta di individuare i «pazienti fragili» rispetto alla loro malattia e all’esperienza di vita di quel particolare momento.
Come indicato nella Raccomandazione n°4 del Ministero della Salute, è necessario che negli ospedali vengano adottati interventi e misure idonee:
- utilizzo di strumenti di valutazione del paziente;
- profili assistenziali per i pazienti che mettono in atto gesti autolesivi o tentativi di suicidio che prevedano la continuità della cura anche dopo la dimissione;
- appropriati processi organizzativi che consentano di indicare agli operatori le modalità da adottare sia in forma preventiva sia come comportamenti da attuare in caso di manifestarsi dell’evento;
- formazione specifica degli operatori, al fine di migliorare la capacità nel rilevare fattori di rischio per il suicidio;
- idoneità ambientale.
- Ricostruzione storica della vita del paziente (diagnosi clinica e valutazione psicosociale) considerando in particolare pregressi atti autolesivi e familiarità per il suicidio, abusi sessuali, presenza di eventi psico-sociali stressanti gravi (lutto/separazione/perdita di lavoro) primo accesso in assoluto in paziente anziano in ospedale;
- Analisi delle caratteristiche anagrafiche e socio-culturali del paziente. Vanno considerati almeno: sesso (i maschi sono più a rischio), età (compresa tra i 15 e i 24 anni o superiore ai 65), condizioni di isolamento sociale.
- Individuazione di alcune condizioni cliniche, in particolare sindromi cerebrali organiche, soprattutto se confusionali, patologie terminali, patologie psichiatriche , abuso/dipendenza (da alcol, stupefacenti, e/o psicofarmaci) eventuali diagnosi multiple, ansia, attacchi di panico, insonnia.
- Pazienti giunti in Pronto Soccorso con diagnosi di tentato suicidio;
- Pazienti con pregressi tentativi di suicidio e/o pregressi gesti autolesivi anche mascherati e concomitante patologia psichiatrica.
- Ascolto attivo o supporto con la sola presenza, assicurando un clima tranquillo e invitando a rivolgersi all’equipe se compaiono pensieri negativi o un aumento di tensione;
- Incoraggiamento dell’espressione dei pensieri e dei sentimenti;
- Informazioni ed istruzioni alla persona e/o ai familiari sulla gestione dell’eventuale disturbo emotivo e sui modo alternativi di gestire il problema;
- Rilevazione degli eventuali segni iniziali di aumento di ansia, agitazione e irritabilità
- Informare e coinvolgere i familiari;
- Verificare la sicurezza degli oggetti personali e di quelli tenuti in stanza, sorvegliare la persona durante l’utilizzo di oggetti potenzialmente pericolosi;
- Valutare in quale stanza è più opportuno collocare il paziente e la posizione del letto nella stanza;
- Rivalutare quotidianamente in equipe il paziente;
- Informare il MMG e prendere contatto con il CSM/SerD per monitoraggio/trattamento post-dimissione. Se è possibile organizzare le prime visite durante la degenza.