Avviato il PROGRAMMA P.I.P.P.I. a favore della genitorialità per prevenire l’istituzionalizzazione dei minori.
L’Assessorato alle Politiche, Attività e Servizi sociali informa la cittadinanza che con la modifica del Programma biennale di forniture e servizi approvato nel Consiglio comunale del 30 maggio 2023 (dalla sola maggioranza) si è dato di fatto avvio al Programma P.I.P.P.I. (Programma di Intervento Per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione). All’Ambito territoriale di S. Marco in Lamis sono state assegnate risorse per circa 211.000 € che sono state iscritte in bilancio per il prossimo triennio (34.847 € nel 2023, 74.117 € nel 2024, 92.020 € nel 2025).
Cos’è il programama P.I.P.P.I.? È un Programma di intervento rivolto alle famiglie con figli da 0 a 17 anni che affrontano situazioni di vulnerabilità. Secondo quanto riportato nelle Linee di Indirizzo nazionali del 2017 la vulnerabilità è “intesa come condizione che può riguardare ogni famiglia in specifiche fasi del suo ciclo di vita e che è caratterizzata dalla mancata o debole capacità di rispondere in modo positivo ai bisogni evolutivi dei figli da parte delle figure genitoriali”. Insomma quelle famiglie che vengono considerate, nel gergo dei servizi sociali, “negligenti”.
P.I.P.P.I., il cui acronimo si ispira alla resilienza di Pippi Calzelunghe, noto personaggio televisivo della TV degli anni ‘70-’80, come metafora della forza dei bambini nell’affrontare le situazioni avverse della vita, è il risultato di un innovativo paradigma di azione pubblica, avviato nel 2011, tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Laboratorio di Ricerca e Intervento in Educazione Familiare dell’Università di Padova, che ha attuato una sperimentazione già a partire dal 2010 che, conclusasi, è ora entrata nel nuovo Piano Nazionale dei Servizi sociali 2021-2023 come nuova pratica di intervento sociale.
Il Programma persegue la finalità di innovare e uniformare le pratiche di intervento nei confronti delle famiglie in situazione di vulnerabilità al fine di prevenire il rischio di maltrattamento e il conseguente allontanamento dei bambini dal nucleo familiare, articolando in modo coerente fra loro i diversi ambiti di azione coinvolti intorno ai bisogni dei bambini, tenendo in ampia considerazione la prospettiva dei genitori e dei bambini stessi nel costruire l’analisi e la risposta a questi bisogni.
Il programma si basa su alcuni punti irrinunciabili per perseguire il successo dell’intervento con le famiglie in situazione di vulnerabilità:
– assume come visione di riferimento del fenomeno della negligenza familiare e della vulnerabilità sociofamiliare, l’ecologia dello sviluppo umano, quindi l’unitarietà dei bisogni di crescita di ogni bambino/a compreso nel suo mondo di relazioni;
– assume l’evidenza scientifica secondo cui povertà e vulnerabilità impattano negativamente sullo sviluppo dei bambini e di conseguenza sulla formazione delle abilità cognitive, sociali e affettive;
propone un modello di analisi dei bisogni dei bambini unitario e coerente il quale esige il lavoro di un’équipe multidisciplinare che è, per questo, considerata risorsa maggiore del programma;
– implica una forte integrazione fra i sistemi coinvolti nei progetti di prevenzione, protezione e tutela dei bambini, primi fra tutti il sistema dei servizi sociali, sanitari, educativi e della giustizia;
sperimenta tale modello su almeno dieci famiglie per ogni Ambito Territoriale Sociale, che possano quindi essere seguite in maniera approfondita, continua, stabile e per un arco di tempo definito (tra i 18 e i 24 mesi);
– coniuga la pratica dell’intervento alla pratica della valutazione in modo che gli operatori diventino protagonisti dei processi di valutazione dei loro interventi e apprendano a valutarne l’efficacia giungendo a introdurre stabilmente la pratica della valutazione nell’agire sociale;
ha portata nazionale e prevede il coinvolgimento operativo di enti e amministrazioni diverse, e quindi si presenta come un ingranaggio complesso da far funzionare non solo sul piano dei contenuti tecnici relativi all’intervento con le famiglie, ma anche sul piano organizzativo-gestionale;
– necessita, come dimostrano i dati raccolti tramite le prime sperimentazioni del programma concluse negli anni 2011-2021, di una forte azione di sistema affinché i diversi enti e servizi implicati (in primis servizi sociali e educativi dei Comuni, servizi delle Aziende e dei Consorzi Sanitari, scuole, nidi e servizi per la prima infanzia, enti del terzo settore/ETS) operino per trovare i meccanismi operativi di tale integrazione in modo da consentire il passaggio dalla frammentazione dell’intervento alla condivisione delle responsabilità nei confronti dei bambini e delle famiglie inclusi nel programma;
– sperimenta forme innovative di partenariato fra scuola e servizi che talvolta faticano a elaborare progetti condivisi rispetto a bambini e famiglie con i quali entrambi intervengono, mettendo in campo progetti separati e approcci diversi. P.I.P.P.I. quindi si propone di sperimentare modalità di relazione tra scuole, famiglie e servizi basate non sulla frammentazione dell’intervento, ma sulla condivisione di un unico progetto per e con ogni famiglia, nel rispetto delle specifiche identità, individuando le forme specifiche della collaborazione tra scuola, famiglie e servizi per ogni contesto locale.
Con l’approvazione del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) da parte della Commissione Europea, P.I.P.P.I. rientra nella Missione 5 “Inclusione e Coesione, M 5C2: Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore – Investimento 1.1. Sostegno alle persone vulnerabili e prevenzione dell’istituzionalizzazione degli anziani non autosufficienti”. Inoltre, nel nuovo Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2021-2023 P.I.P.P.I. è riconosciuto come uno dei LEPS (Livello Essenziale delle Prestazioni Sociali).
L’implementazione di P.I.P.P.I., si configura pertanto come lo strumento più appropriato per garantire l’attuazione del LEPS relativo a “rispondere al bisogno di ogni bambino di crescere in un ambiente stabile, sicuro, protettivo e ‘nutriente’, contrastando attivamente l’insorgere di situazioni che favoriscono le disuguaglianze sociali, la dispersione scolastica, le separazioni inappropriate dei bambini dalla famiglia di origine, tramite l’individuazione delle idonee azioni, di carattere preventivo, che hanno come finalità l’accompagnamento non del solo bambino, ma dell’intero nucleo familiare in situazione di vulnerabilità, in quanto consentono l’esercizio di una genitorialità positiva e responsabile e la costruzione di una risposta sociale ai bisogni evolutivi dei bambini nel loro insieme”
L’obiettivo è quindi la prevenzione di tutte le forme di “istituzionalizzazione” che possono essere ancora presenti nelle pratiche dei servizi sociali, quali ad esempio la burocratizzazione, i ritardi, le inefficienze, gli scoordinamenti, le rigidità, la scarsità di informazione e di trasparenza verso le famiglie.
Finalità di P.I.P.P.I. è individuare un approccio innovativo di accompagnamento delle famiglie basato su dispositivi di intervento messi in campo con i servizi sociali (gruppi dei genitori e dei bambini, educativa domiciliare, collaborazione con la scuola, vicinanza solidale, ma anche eventuali centri diurni, interventi specialistici, accoglienza familiare e residenziale, ecc.), che possono concorrere allo scopo di assicurare ai bambini una buona crescita e ai loro genitori di rispondere in maniera positiva ai bisogni dei loro figli e di vivere una genitorialità piena e soddisfacente.
Questo percorso di accompagnamento alla genitorialità e di cura dei legami familiari si realizza con coinvolgimento di più attori, con specifiche responsabilità: il bambino e la sua famiglia, le associazioni, gli operatori dei servizi sociali, sanitari ed educativi, gli insegnanti, l’Autorità Giudiziaria e altre persone eventualmente coinvolte (amici, volontari, vicini di casa…). Ciascuno contribuisce, secondo le proprie competenze, a rispondere ai bisogni dei bambini. L’educazione e lo sviluppo dei bambini, specialmente quelli appartenenti a famiglie vulnerabili, sono una responsabilità di tutta la collettività.
Questa collaborazione è basata su alcuni principi di fondo:
– la centralità del bambino e dei suoi bisogni di sviluppo;
– la valorizzazione della famiglia quale risorsa per realizzare le risposte a questi bisogni;
– la responsabilità degli Enti locali nella programmazione e attuazione dei servizi socio-sanitari;
– l’individuazione di ambiti territoriali ottimali per garantire l’azione di servizi sociali e sociosanitari integrati; – l’introduzione di sistemi di monitoraggio e verifica delle azioni intraprese.
In ogni Ambito Territoriale viene garantita la piena integrazione ed efficacia degli interventi sociali e sanitari, tramite l’attivazione di equipe multiprofessionali.
Saranno a disposizione i servizi sanitari specialistici: Neuropsichiatria infantile, Pediatria, Servizi per le Dipendenze, Dipartimento di Salute Mentale, ecc.
«Stiamo per sperimentare un nuovo approccio di intervento – dichiara l’Assessore ai Servizi sociali Paolo Soccio – che mette insieme la tutela dei minori e il sostegno alla genitorialità. È un intervento preventivo che va ad innovare in maniera radicale le pratiche dei Servizi sociali, che tra l’altro non vengono lasciati soli nell’azione di intervento, ma collaboreranno con tutti gli attori del territorio, dalla Scuola ai Servizi sanitari, dagli Enti del Terzo settore al Tribunale per i Minorenni, per dare dignità alle giovani vite che, loro malgrado, si trovano in contesti socio-ambientali ed educativi difficili e deprivanti. Inoltre l’efficacia di questa nuova metodica andrà a incidere in maniera significativa anche sui futuri bilanci dei quattro comuni dell’Ambito se consideriamo che un minore collocato in istituto costa all’Ente dalle 30.000 alle 70.000 euro all’anno. Inoltre avremo l’opportunità di contrattualizzare due educatori a tempo pieno (per 58.000 e annui), uno psicologo e un assistente sociale. Colgo l’occasione per ringraziare per il lavoro che stanno svolgendo: il Responsabile dell’Ufficio di Piano dott. Michele Giuliani per la solerzia e la pazienza mostrata, la Responsabile del Progetto dott.ssa Maristella Di Lorenzo per tutta l’energia e la caparbia dedizione che ci sta mettendo nel gestire questo importante progetto e l’assistente sociale Rosanna Nardella che in qualità di “coach” sta facendo la formazione necessaria per poter far diventare questo servizio un fiore all’occhiello dell’Ambito di San Marco in Lamis. Senza dimenticare il nostro Sindaco di San Marco in Lamis, Michele Merla, che è il Presidente pro tempore dell’Ambito e che crede fortemente insieme agli altri sindaci in questo progetto».
«Dispiace – chiosa l’assessore- che su questi argomenti importanti che ricadono sulle vite dei più fragili, l’opposizione scalcagnata di San Marco sia sempre assente o non favorevole».