Angelo Napolitano, generale dei Carabinieri in pensione, già dirigente dei Servizi Segreti Militari del SISMI (oggi AISE), e comandante dell’Ufficio della sicurezza della Presidenza della Repubblica, non c’è più. Si tratta di uno dei personaggi in divisa tra i più illustri nella storia di San Marco in Lamis. Aveva 96 anni e viveva da sempre nella Capitale, accudito amorevolmente dalla famiglia.
La notizia del luttuoso evento, non appena si è diffusa è stata accolta con vivo cordoglio dall’intera popolazione.
I primi funerali sono stati celebrati in forma privata nella Capitale. Precisamente nella cappella a lui cara dei Salesiani. Dopo di che il feretro ha raggiunto la città natale, San Marco in Lamis, ovvero la centralissima chiesa di Sant’Antonio Abate, parrocchia originaria della famiglia. Anche qui si sono ripetute pari pari le esequie, in osservanza delle sue ultime volontà.
Ad accogliere qui il suo ricordo – commemorazione erano in parecchi. Tra l’altro, le figlie e altri familiari. Dopo di che la salma è stata accompagnata al Cimitero e seppellita nella cappella di famiglia.
Il generale era di casa in paese e quando era ancora attivo veniva più volte all’anno, bene accetto non solo dai parenti, in particolare una della figlie a cui è rimasto legato sino alla fine, ma anche dalla gente comune che apprezzava assai le sue doti di empatia. Doti che in gran parte non erano dissimili da quelle possedute dal padre Gabriele, noto come Briéle della Cooperativa. Lo era per aver diretto per lungo tempo l’antica rivendita di generi alimentari, ubicata in Corso Roma, alias Strada del Ponte. Chi scrive ricorda bene il papà, persona assai affabile, che per pochi spiccioli accontentava noi studenti di Rignano con i suoi saporiti panini con la mortadella.
Tra l’altro era solito additarci la foto di “Nucenzio” (Innocenzo), lo scemo del paese, che accompagnò l’infanzia e l’adolescenza di molti di noi per via delle sue simpatiche e innocenti trovate. Briéle ci rideva sopra, fino allo scherno, ma mai con cattiveria. A noi, comunque, di questo non importava niente. Alcuni anni dopo scoprimmo che il personaggio di cui si faceva scherno non era di Rignano, ma originario proprio di San Marco. Notizia da noi appresa con sollievo. Ma il nostro simpatico intrattenitore quotidiano era già scomparso da tempo, dopo aver goduto e condiviso le scelte di vita fatte dai suoi figli, compresa la carriera di carabiniere, intrapresa, appunto, dal figlio Angelo.
Quella della scelta dell’Arma per il giovane è stata un po’ tardiva, perché inizialmente interessato a concludere gli studi collegiali presso i Salesiani. Era la congregazione più seguita dai ragazzi di quel tempo, in quanto considerata più libera e moderna. Di questo suo trascorso sappiamo molte cose, come di una intervista apparsa, quando era già ufficiale dell’Arma, sul bollettino della Congregazione di Don Bosco, attiva a Macerata. Qui si è raccontato ed ha raccontato gli episodi salienti della sua vita studentesca, ricordando ad uno ad uno pregi e difetti dei suoi compagni di scuola e dei professori, ma anche di qualche ‘marachella ’dell’età. Di questo periodo ricorda anche la sua posa di modello nella Chiesa di Macerata nel gruppo dei ragazzi inginocchiati a pregare la Madonna Ausiliatrice. Dopo nel medesimo bollettino si è messo a parlare dei suoi vari interventi in quel di Roma, per evitare disordini e permettere agli avvenimenti di prestigio e alle autorità costituite di fare il loro dovere di rappresentanti. Addio, Angelo Napolitano, i Sammarchesi ricorderanno sempre i tuoi gesti eroici e soprattutto la tua umanità allegra e frizzante!