La Tari (Tassa sui Rifiuti) in Puglia potrebbe subire un aumento del 50%, causato da una sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato una delibera del 2021 adottata dall’Arera (Agenzia di regolazione per energia reti e ambiente). La novità riguarda anche i comuni del Piano Sociali di Zona, ovvero Rignano Garganico, San Marco in Lamis e San Nicandro Garganico, dove la tassa potrebbe addirittura raddoppiare.
Questa delibera aveva lo scopo di calmierare le tariffe della Tari, ma è stata cancellata dalla sentenza, portando il sistema di tariffe a tornare al regime di mercato.
La lettera inviata a tutti i Comuni dall’Agenzia per la gestione dei rifiuti (Ager) spiega che, a seguito della sentenza, diventa inevitabile l’applicazione della disciplina contrattuale. Ciò significa che saranno validi i contratti stipulati con i gestori degli impianti di smaltimento dei rifiuti, e non più le tariffe stabilite da Ager.
I contratti con i gestori prevedono un meccanismo di revisione delle tariffe legato all’andamento dell’indice Istat sui prodotti industriali. Per il 2021, l’indice è +41,8%, mentre per il 2022 è +11,6%. Di conseguenza, oltre all’aumento futuro della Tari, sarà necessario pagare gli arretrati dal 2021. In generale, l’aumento delle tariffe dovrebbe aggirarsi intorno al 50% rispetto agli importi attuali.
L’applicazione degli arretrati e degli aumenti non sarà uniforme sul territorio, dipenderà dai contratti relativi ai singoli impianti, e ogni Comune subirà l’aumento relativo al sito in cui deposita i rifiuti.
La notizia ha destato preoccupazione tra i sindaci, che temono proteste e lamentanze da parte dei cittadini. Alcuni sindaci stanno ipotizzando un possibile intervento della Regione per evitare l’aumento significativo dei costi a carico delle comunità coinvolte. Tuttavia, il direttore di Ager afferma che, al momento, l’applicazione delle clausole contrattuali è l’unica opzione legalmente perseguibile.